A circa sei anni dall’inizio della crisi economica, che ha investito tutto il mondo occidentale ed in particolare l’Europa meridionale, l’Italia si ritrova ad essere un Paese con gravi problemi: un debito pari al 130% del Pil (prodotto interno lordo ovvero il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all’interno di un Paese e destinati ai consumi finali, investimenti, esportazioni), un tasso di disoccupazione pari al 12,5% (quella giovanile al 41%), una crescita negativa e, a differenza dell’opinione dei nostri politici, non ci sono previsioni positive.
E’ assolutamente necessario dare una forte “scossa” alla struttura economico-finanziaria del Paese, eliminando sprechi e privilegi e tutta quella burocrazia che impedisce e rallenta drasticamente lo sviluppo delle nostre aziende.
Va detto però che, in questo contesto certamente non favorevole, anche noi professionisti ed imprenditori abbiamo le nostre “colpe”; mentre negli Usa la crisi è stata ed è considerata essenzialmente come un’opportunità per ristrutturare la propria azienda, migliorando la produttività dei dipendenti, entrando in nuovi settori e mercati, riducendo i costi, in Europa e soprattutto nella nostra Italia, viviamo questo periodo passivamente, senza reagire, con rassegnazione, nascondendo le nostre mancanze imprenditoriali dietro le parole “c’è crisi”, senza provare in alcun modo ad affrontarla e sconfiggerla.
In queste mie prime considerazioni vi invito, pertanto, a non mollare, a “tenere duro” e sforzarvi di riorganizzare la propria azienda, il proprio modo di fare business, considerando la crisi un’occasione e soprattutto pensare che quando il ciclo economico ripartirà, chi è rimasto in piedi si troverà certamente a “ cavalcare l’onda della ripresa”.