Sono molte le future mamme preoccupate dai possibili danni derivanti dall’utilizzo di prodotti sintetici per tingere i capelli, anhe se solo per coprire gli inestetici capelli bianchi. L’unica sostanza potenzialmente pericolosa è la parafenilendiamina, una sostanza la cui funzione è quella di fissare più a lungo il colore. La sua pericolosità è però strettamente legata alla quantità presente nei prodotti; se pensiamo che la tintura è un trattamento che si esegue non più di 3/4 volte durante la gestazione, ne consegue che il tempo di contatto del prodotto con il cuoio capelluto è davvero limitato e l’assorbimento sistemico minimo.
In genere la tinta è sconsigliata solo durante i primi mesi di gravidanza, ma è comunque sempre meglio che sia vegetale e senza sostanze potenzialmente irritanti per il cuoio capelluto. Il consiglio è dunque quello di leggere sempre attentamente le etichette scegliendo preparati senza ammoniaca, resorcina, PFD (parafenilendiamina), che potrebbero provocare dermatiti. Se dunque questo suggerimento andrebbe seguito sempre, è tanto più valido in gravidanza, periodo nel quale la pelle è maggiormente sensibile e potrebbe essere più facilmente soggetta ad irritazioni che richiederebbero poi un trattamento farmacologico.
Alcune di queste sostanze sono assenti nelle cosiddette colorazioni dirette o ad acqua: anche se hanno un minor effetto coprente, poiché scaricano il colore dopo pochi lavaggi, risultano meno aggressive rispetto alle tradizionali tinture permanenti e quindi possono rappresentare un buon compromesso durante i nove mesi.
Tra le tinture vegetali possiamo ricordare l’henné, spesso utilizzato insieme ad altri pigmenti naturali, come il mallo di noce, il thè, il mirtillo e il betacarotene. Il limite di questa tintura è che non risulta adatta ai capelli biondi per via delle sue tonalità che vanno dalle scure a quelle ramate. Pur essendo poco coprente e dalla durata limitata, è comunque un’ottima soluzione poiché dona una capigliatura lucente e corposa.
Per le donne con i capelli chiari una buona opzione sono invece i colpi di sole: a differenza delle tinture, vanno a decolorare solo il fusto, non toccando il bulbo, ossia la parte vitale dove arrivano i capillari ed evitiamo così il problema dell’assorbimento cutaneo.
La permanente è invece sconsigliata: non per problemi di tossicità ma perché consiste in un trattamento che stressa molto il capello in un periodo in cui già si presenta fragile. Infine, i trattamenti stiranti alla brasiliana o alla cheratina utilizzano sostanze in grado di rilasciare formaldeide, un composto cancerogeno. In realtà gli animali di laboratorio hanno sì sviluppato forme tumorali ma a seguito di veri e propri bagni di questa sostanza. Ciò non signi- fica assolutamente quindi che chi si sottopone periodicamente a questi trattamenti debba essere a rischio di cancro, mentre è vero che l’uso frequente di questa sostanza può dare luogo a sensibilizzazione cutanea e conseguenti fenomeni di prurito, dermatite allergica e forfora. Conviene, quindi, ed in linea generale, limitare la frequenza dei trattamenti aggressivi sui capelli e fare attenzione a eventuali reazioni.
È comunque e sempre opportuno utilizzare uno shampoo molto delicato e risciacquare accuratamente con acqua fredda per rinsaldare le squame della cuticola (la parte più esterna del capello); per dare morbidezza e luminosità si può invece utilizzare un balsamo che non appesantisca il capello e non irriti il cuoio capelluto.
Un ultimo consiglio: dopo il lavaggio è bene evitare le frizioni troppo energiche e le asciugature ad alte temperature.
Antonino Di Pietro